Nel 2050 acqua solo per metà popolazione
“Nel mondo ci sono più persone con un cellulare che con accesso ai servizi igienici”
Questa frase dell’attore Matt Damon, la dice lunga su quanto sia effettivamente garantito in questo mondo l’accesso al diritto umano all’acqua.
“Più di 840 milioni di persone in tutto il mondo, ovvero una persona su nove, non hanno accesso all’acqua sicura, e 2,3 miliardi, ovvero una persona su tre, non hanno accesso ai servizi igienici.”
Questi, sono i dati allarmanti, che emergono dall’ottava edizione del World Water Forum, che si tiene a Brasilia dal 18 fino al 23 marzo.
E mentre le grandi multinazionali e le istituzioni di molti Paesi discutono di come continuare a privatizzare l’acqua all’interno del Forum ufficiale, sempre a Brasilia, si sta svolgendo il Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua che aggiunge un tassello fondamentale ai precedenti incontri, che partirono nel 2003 da Firenze con lo slogan “Il diritto all’acqua per tutti”. L’acqua come diritto, fu la base dei Forum svoltisi a Ginevra 2005 (Diritto all’acqua come diritto umano), a Città del Messico 2006 (L’acqua è un diritto, non una merce: no alla privatizzazione) e Istanbul 2009 (Accesso all’acqua attraverso la promozione dei diritti). Nei successivi Forum di Marsiglia 2012 (Acqua risorsa per la vita: no ai profitti) e Daegu 2015 (Ricerca di alternative per il potenziamento di acqua pubblica) ci si concentrò sull’acqua come risorsa per la vita e sulla necessità del suo potenziamento.
A Brasilia in questi giorni i movimenti, e non solo, si ritrovano per discutere ancora una volta dell’acqua come un diritto umano e non come una merce. Obiettivo del Forum Alternativo, infatti è quello di unificare la lotta contro tutti i processi di privatizzazione che, secondo un rapporto dell’ONU, in assenza di interventi trasformerebbero questo diritto in una risorsa non disponibile: circa 5 miliardi di persone entro il 2050 potrebbero essere interessate per un mese l’anno dalla carenza di acqua.
Come si legge su diversi organi di stampa infatti: “Il rapporto dell’Onu, presentato in vista della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, rileva che nel 2050 tra 4,8 e 5,7 miliardi di persone potrebbero fronteggiare la carenza di risorse idriche, a fronte dei 3,6 miliardi attuali. Nello stesso periodo la popolazione mondiale dovrebbe passare dai 7,7 miliardi attuali a 9,4-10,2 miliardi. Ad oggi l’uomo consuma 4.600 chilometri cubi d’acqua l’anno, di cui 70% per l’agricoltura, 20% per l’industria e 10% per le famiglie. La domanda globale d’acqua, si legge nel rapporto, è sestuplicata negli ultimi 100 anni e continua a crescere al ritmo dell’1% l’anno. Fra 30 anni quindi il mondo potrebbe aver bisogno del 30% d’acqua in più rispetto a oggi.
Tuttavia sono possibili azioni per ridurre lo stress su fiumi, laghi e falde acquifere. Le soluzioni spaziano dalla conservazione delle zone umide all’aumento degli spazi verdi urbani. Fondamentali sono soprattutto le pratiche agricole, come l’uso delle acque piovane e la rotazione delle colture.”
In Italia la crisi idrica si è manifestata con tutta la sua violenza la scorsa estate: coltivazioni a rischio, calo della produzione di latte, dighe ai livelli minimi storici in gran parte del Paese, allevatori senza pascoli, interi comuni senza acqua nelle case e, soprattutto, si è palesata l’obsolescenza della rete idrica dovuta ad una classe politica disattenta e connivente con i gruppi privati che dall’acqua traggono profitti.
Il dato è sotto gli occhi di tutti, le conseguenze dei cambiamenti climatici possono avere effetti devastanti e le privatizzazioni dei servizi essenziali hanno fallito. Facciamo in modo che la Giornata Mondiale dell’Acqua, non sia solo l’occasione per pulirsi la coscienza. Cogliamo l’opportunità per affrontare davvero i problemi, per investire nelle infrastrutture idriche, per tutelare le risorse idriche, per invertire finalmente la rotta. Perché non ci sia più un’estate senza acqua. Perché non si muoia più di sete in nessun paese del mondo!
Come Movimento 5 Stelle da sempre lottiamo perché l’acqua e la sua gestione tornino pubbliche e perché lo Stato reinvesta gli utili per la manutenzione della rete.
Mentre in Città Metropolitana proseguono le riunioni del tavolo di studio sulla fattibilità della ripubblicizzazione del gestore idrico, Roma Capitale ha già battuto un colpo inserendo nel proprio Statuto l’acqua come bene comune.